Palazzo Alti Comandi Militari (1939-1940)
Nonostante Alessandria fosse da sempre sede di forti guarnigioni militari concentrate nelle numerose caserme, gli ufficiali ed i Comandi erano alloggiati in vari locali in affitto sparsi in diverse parti della città. Dal 1929 il Comune compie degli studi per risolvere il problema ed arriva alla determinazione di costruire un nuovo edificio per ospitare il Comando di Corpo d'Armata con i necessari uffici ed alloggi per i militari ed i dipendenti.
Nel 1931 l'Amministrazione cittadina concede un contributo di un milione una tantum per la nuova costruzione. Due anni dopo giunge ad un accordo con il Ministero della Guerra che prevede la ripartizione delle spese , da contenersi complessivamente in otto milioni, tra il Comune ed il Ministero e l'impegno ad utilizzare mano d'opera locale.
Scartate numerose alternative, nel 1938 viene scelta l'area di corso Crimea di fronte ai giardini pubblici, ex sede delle stazione delle tranvie a vapore della Provincia. Il terreno, di circa, 3200 meri quadrati, è di proprietà di Giuseppe Borsalino e viene acquistato per 650.000 lire dal Comune, che provvede inoltre allo stanziamento di tre milioni e mezzo per l'opera edilizia.
Nel 1939 il lavoro è affidato alla ditta Bastita e Sappia di Genova, che redige anche il progetto per mano dell'architetto Francesco Sappia; viene stabilito in tre milioni il compenso a corpo per il lavoro.
Il 28 ottobre iniziano ufficialmente i lavori. L'opera sarà terminata alla fine dell'anno 1940, ormai già in periodo bellico.
Si tratta di un grande edificio a cinque piani fuori terra, con una superficie coperta di 1.600 metri quadrati comprendente circa duecento locali ad uso uffici e alloggi del Comandante del Corpo d'Armata e del Capo di Stato Maggiore. Sul corso prospetta la facciata principale, simmetricamente assiata sul monumentale ingresso a tre fornici; i primi due piani sono rivestiti in marmo travertino, mentre i piani superiori in laterizio a vista.
A partire dal dopoguerra l'edificio viene destinato a sede del Tribunale e a tutt'oggi ben conservato ed integro nelle sue parti.
Tipico esempio di interpretazione classicista della nuova architettura razionale, quest'opera si inserisce nel vasto panorama “novecentista” senza apportare contributi innovatori.